Di vampiri e altre leggende
di Nicola Peruzzi
Usciva in edicola nell’aprile del 2000 il primo numero di Dampyr, “Il figlio del diavolo”, usciva quasi in sordina, come parte di un rilancio aggressivo da parte di Sergio Bonelli Editore che, dal 1997, aveva cominciato a pubblicare una serie di nuovi titoli per ampliare e rinnovare il proprio parco testate. Dampyr era, nelle parole e nelle intenzioni degli autori, un fumetto horror, ma fin da subito è parso chiarissimo come la definizione gli stesse stretta. Sarà forse per lo scenario inedito del primo numero, la guerra nei Balcani, forse per i protagonisti ambigui e affascinanti – Harlan Draka, un sedicente figlio di un vampiro e di un’umana che gira per i paesi sfruttando a proprio vantaggio la superstizione della gente comune; Emil Kurjak, un ex-soldato bosniaco dal passato controverso e Tesla Dubcek, una vampira ribelle, teenager di Berlino dall’aspetto e dall’attitudine decisamente punk –, forse per la storia che mescolava sapientemente storia e leggenda, ma la creatura di Mauro Boselli, Maurizio Colombo e Majo (al secolo Mario Rossi), si distingue immediatamente e trova una posizione di primo piano nel mare di nuove pubblicazioni targate Bonelli. A sette anni di distanza dalla sua prima apparizione, con ben novanta numeri della serie regolare e due speciali all’attivo, il “figlio del diavolo” gode di ottima salute e riesce tutt’ora a destare commenti estremamente positivi, tanto da parte del pubblico, stando alle stime piuttosto numeroso ed entusiasta, e della critica. Ciò che contraddistingue Dampyr e lo rende così speciale, è il contesto storico-politico e culturale estremamente realistico entro il quale agiscono i personaggi onirici e orrorifici dei miti e delle leggende: da vampiri ai lupi mannari, dai demoni ai fantasmi. La rappresentazione della realtà è infatti forse l’elemento più interessante di Dampyr: Boselli e valenti collaboratori documentano le storie in modo estremamente approfondito, quasi maniacale, tanto nella parte testuale quanto in quella grafica, senza mai però peccare di didascalismo. Ci si trova così a passeggiare, nell’arco di pochi numeri, tra le ombrose strade di Praga, per poi passare ai solari paesini della nostra Sardegna o al nebbioso basso Parmense, fino ad arrivare alle Americhe, fermandosi nel moderno Giappone: la banda di ammazzavampiri accompagna il lettore in un vero e proprio viaggio senza confini. In questo modo, la serie si rivela essere un po’ la sintesi del fumetto bonelliano tout-court; è un crocevia, è il punto di incontro tra l’avventura intercontinentale alla Mister No, l’horror gotico alla Dylan Dog e la divulgazione (fanta)scientifica alla Martin Mystère. Tutto condito con un pizzico di intreccio poliziesco, ingrediente fondamentale di tutte le serie targate Bonelli. Inedite ed apprezzate, per quanto di recente se ne senta un po’ la mancanza, sono poi le avventure ambientate completamente nel passato, nelle quali il Dampyr compare solo in qualità di narratore, o di osservatore (come ad esempio il numero 27 – I lupi mannari o il numero 49 – La colonna infernale) ed in cui è la storia, quella con la “S” maiuscola, a fare da padrona. Ciò nonostante, queste storie sono perfettamente incastonate nella continuity dampyriana, una continuity che è forte e serrata e che, per l’appunto, è un altro degli elementi caratteristici della testata. Dampyr, come tutti gli albi dotati di una forte continuità narrativa, ne gode tutti i pregi del caso: lo scorrere del tempo è tangibile nella serie, i personaggi crescono, invecchiano e muoiono, e soprattutto sono dotati di memoria, specialmente quella a lungo termine. Ciò comporta un notevole numero di comprimari che nella maggior parte dei casi sono elementi essenziali ai fini del racconto e ai fini della lettura, in quanto concedono ai tre protagonisti auspicabili turnover e li rendono in tal modo più umani e veri.
In definitiva, la serie di Dampyr, grazie al supporto di scrittori e disegnatori veramente di livello eccellente (si pensi al collaudato team di autori che hanno realizzato la storia contenuta questo albo, il già citato Mauro Boselli, creatore del personaggio, e Stefano Andreucci, disegnatore romano, narnese d’adozione, che collabora con Boselli da ormai più di una decade, prima su Zagor e poi su Tex e Dampyr, ottenendo risultati che sfiorano l’eccellenza) e a storie che si muovono costantemente sul filo del rasoio, tra storia e leggenda, tra realtà e fantasia, si rivela essere un prodotto estremamente valido che, da quasi cento numeri, mantiene una qualità decisamente sopra la media. Gli amanti delle ghost stories, dei racconti gotici, ma anche quelli che hanno un occhio attento sul quotidiano sono avvertiti: questa serie non li deluderà.
Credits: 2007 DAMPYR (Sergio Bonelli Editore), storia di Mauro Boselli, disegni e copertina di Stefano Andreucci.